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«Il vento infinito, il vento eterno, è lo scoglio che soltanto il suono sciamano può comprendere catturare abitare. Una poesia, quella di Suzana Glavas, del patire in una allegria di linguaggi esistenziali ed onirici. In un tutto il cui disegno è naturalizzato tra la Natura e il Tempo in un intreccio di archetipi che fanno della vita e della memoria un ricordare in rimembranze di simboli di sguardi di segni» (Pierfranco Bruni) «Il mobilio col quale è arredata la sua casa poetica è intriso di quell'umiltà alla quale è auspicabile che tutti noi, in questa epoca sovraffollata di parole, si torni. Il suo non è verso poetico acritico, non è riflessione neutra, distante. I versi hanno piena coscienza del Tempo e della sua implacabilità, del nostro essere gettati - la condizione di chi è Gevorfen, la 'gettatezza' di heideggeriana memoria - nel Tempo. Dal fluire del quale vorremmo tutti fuggire per sottrarci al Dolore. Dobbiamo accettare come il più splendido mattino porti con sé sofferenza, come la comprensione delle cose arrivi sempre troppo tardi» (Luca Signorini).